Giovane Errante

di Lylo Santamaria Bella

Poi, di colpo, compresi che la mia solitudine era un nuovo stile di vita contemporaneo, un nuovo modo di sopravvivenza per continuare a crescere attraverso quei bisogni che esigono la realizzazione di beni mancanti, appagati forse dall’irrefrenabile stima che ognuno a del proprio sé e dall’esigenza continua di appartenere a qualcuno a qualcosa senza mai sottrarsi al confronto sociale che è unico bagaglio che permette di riconoscersi autentici.

Mi chiedo – in una terra che non è mia, adottato da dieci anni e forse più, da culture completamente diverse da quelle vissute in passato - ; se questa mia ancora di salvezza non sia un alibi per continuare a vivere nell’ombra di una società poco attenta alla mia condizione sociale , rimanendo un giovane bohemien che si muove tra i cunicoli di un Etnia diversa dalle mie origini.

Mi chiederò sempre dove sto andando e perché, nonostante abbia messo radici profonde.

Mi penserò eroe di situazioni poco ortodosse pur di far breccia ad una classe sociale che non meriterebbe neppure l’aria che tanto respiro. Pensare così ad un gruppo di altri eroi, perdenti, giganti o nani, ragazzi in balia dei loro sogni , dei loro progetti; lasciare, perdere, ricominciare e vivere per il proprio diritto alla vita.

Ad una decorosa Esistenza.

Lungo la strada dell’abbandono li ritroverò, come riflesso della mia Esistenza. Del tempo che fu, lontano, mio, come scelte che ci rendono uguali , simili, ma lontani e irriconoscibili. Proveremo a confrontarci in silenzio, perché vogliamo cercare di non disturbare i Potenti che rinnegano la propria gente comune. Perché siamo perdenti, e lo saremo sempre per chi ci ha giudicato senza nessun ideale.

Cosa può celarsi in tanti anni di Solitudine per comprendere tra i ma e i se, che la nostra risposta non era quella di cui ne avevamo precedentemente fatto domanda!

Quale lo scopo? – Il movente di questa ricerca, di questo vivere mal sano, che ci fa credere di avere qualcuno amante di noi e delle nostre disavventure; per quella mancata fiducia del relazionarsi con uno con l’altro, sentendosi ancora più soli in un gruppo di dieci, cento, mille persone che sorridono per non sentire dentro di voler in fondo piangere.

Ma tu chi sei, giovane errante, da dove vieni e perché sei arrivato fin qui.

Il tuo cielo passato era identico a questo cielo presente e se riuscivi a guardare la luna dal tuo vecchio monte riuscirai a guardarla anche in questo tuo nuovo mare. Vorresti perfezionare la parte di te, attraverso limiti che vuoi superare, lanciandoti oltre le barriere dell’incomprensioni e credere che in fondo, in questa nuova tua società ci sia qualcuno a tenderti realmente la mano e farti sentire finalmente libero.

Guarda il tuo destino - guardalo in fondo – e forse un po’ più in là… … troverai il tuo nuovo - te stesso.
 


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